martedì 14 marzo 2017

UNA MOSTRA FOTOGRAFICA DI DAVIDE CERATI, A APRILE, A MILANO


NITIDO. COMPLETELY OUT OF FOCUS

Mostra fotografica di Davide Cerati

6-21 Aprile 2017
Vernissage 5 Aprile 2017 alle ore 18,30. Ingresso libero

Spazio Kryptos
Via Panfilo Castaldi 26
Milano

a cura di Filippo Rebuzzini
www.obiettivocamera.it
info@obiettivocamera.it












Robert Capa, nel 1947, pubblicò "Slightly out of focus", "Leggermente fuori fuoco", il diario in immagini e parole della sua esperienza sul campo nella seconda guerra mondiale. Qui racconta, tra l'altro, della sua sequenza di undici immagini scattate durante lo sbarco americano in Normandia, le uniche salvate e pubblicate; foto leggermente mosse, sfocate, uniche però di quel momento, e quindi "utili", evocative e narrativamente forti. Involontariamente e inaspettatamente più efficaci, dal punto di vista narrativo, di eventuali corrispondenti immagini perfettamente nitide e dettagliate.

Non so cosa volesse effettivamente dire Robert Capa riguardo a questo discorso del fuori fuoco, tanto da farci il titolo del suo libro. Forse solo il pretesto per giustificare una carenza tecnica che non gli andava giù.

Io però ci leggo anche l'idea di essere (il fotografo) appena poco più in là (o più in qua) del punto dove colpisce il fuoco della battaglia; accanto, a fianco dell’azione; "quasi" nel centro dell’evento. Appena un po' fuori da dove il fuoco colpisce. E anche l'idea che quella "sporcizia" tecnica e quella scarsa nitidezza racconti e porti lo spettatore dentro l'azione meglio di un'immagine tecnicamente corretta. 

Non credo davvero che questo sia stato il pensiero di Capa e probabilmente la mia è un'interpretazione di basso livello, ma a volte mi concedo di costruirmi dei film in testa, con la massima libertà. Ho pensato di intitolare la mostra:

NITIDO
Completely out of focus

In primis in omaggio a Robert Capa con la citazione distorta della sua opera. Con un filo di ironia, dati i miei soggetti molto più leggeri, e con quella premessa ("NITIDO") perché le mie sfocature e i mossi sono in realtà funzionali alla "messa a fuoco" del movimento, dell'azione, della forma, dell'atteggiamento corporeo invece che del suo dettaglio superficiale. Cioè: il mio intento non è quello di fare foto poco nitide tanto per farle, perché fa "arte", ma piuttosto di perseguire la nitidezza di un piano differente da quello primario fisico e materico; mettere a fuoco invece l'azione, il passaggio, la sequenza, il movimento.

Questo modo, nella fotografia, di andare oltre lo spazio bidimensionale e statico, simulando un ritmo temporale e il movimento che le manca, mi è stato da sempre chiaro e mi ha subito affascinato guardando già da ragazzino le immagini di Capa, prima ancora di leggere, in tempi più recenti, le sue parole. 

E così anche lo stratagemma di fermare nello scatto l'immediatamente prima, per evocare un seguito, una sequenza, il dopo che sta fuori dal fotogramma, in una sorta di swing visivo fatto di continui anticipi, battute in levare, contrazioni. 

Siccome io sono, dentro, un uomo di cinema frustrato, questo surrogato fotografico del movimento è per me una medicina.

Troppo da spiegare? Bah, credo che un titolo non serva a spiegare, ma piuttosto a stimolare degli interrogativi cui ognuno può dare la sua risposta, se vuole. Oppure stimolare un bel: "questo qui è scemo!" che può essere molto liberatorio.


Davide Cerati.







Nessun commento:

Posta un commento